domenica 1 gennaio 2012

CAPPELLONA

Razza locale veneta caratterizzata da un ciuffo postriore, scodellato all'indietro, e da cresta a coppa o semplice. I tarsi potevano essere gialli o verdi. Le dimensioni erano quelle probabilmente di un pollo mediterraneo di taglia media, con pesi attorno a 1,2-1,8 Kg per le galline e a 1,8-2,4 Kg per i galli. La barba era assente, i bargigli ben sviluppati. Chiamate anche Cappellette nel Trevisano, a causa del ciuffo, erano caratterizzate come già detto o da cresta semplice (che si ripiegava di lato nelle galline) o a coppa. Quest'ultima caratteristica forse dev'essere interpretata però come la presenza in stato di eterozigosi in queste galline della cresta a cornetti, condizione questa che produce nei polli una cresta che parte semplice e si sdoppia poi posteriormente a formare una falsa coppa. La Cappellona derivava probabilmente dagli incroci della Polverara e della Padovana Gran Ciuffo con le galline comuni del contado padovano. Viene citata più volte da Mazzon, ma anche il pochini racconta durante le sue visite in Veneto di aver trovato in numerosi casi animali che mostravano "il ciuffo della Polverara andata a male", ovverosia rivolto all'indietro.
Non è menzionata la loro livrea in bibliografia, ma secondo alcuni anziani allevatori padovani e trevisani poteva essere nera, bianca o di altre colorazioni. Il prof. Carlo Lodovico Fracanzani riferì che con il nome di Cappellona, negli anni '30 e '40, gli allevatori si riferivano anche alla Padovana Gran Ciuffo (comunicazione personale). Attualmente da considerarsi estinta, essa aveva analogie morfologiche con le razze francesi come Pavilly e Caumont, e con razze nord europee come Brabançonne. Il prof. Carlo Lodovico Fracanzani riferì che con il nome di Cappellona, negli anni '30 e '40, gli allevatori si riferivano anche alla Padovana Gran Ciuffo (comunicazione personale).

 FONTI BIBLIOGRAFICHE 

Mazzon, I. (1934). Pollicoltura padovana. Storia monografia delle razze padovane. Tipografia Antoniana - Padova. Vai al documento.

Pochini, L. (1905). Avicoltura pratica. Giovanni Fratini, Firenze. Vai alla pagina del download.

DAL BLOG

CROTTONE

La Crottone era una razza di cui ci sono arrivate poche e lacunose informazioni. Pare ne esistessero due varietà, una piacentina e una trevisana (Mazzon, I, 1934). Stando al Gonin, si trattava di animali che offrivano un eccezionale sviluppo dopo aver effettuato una muta improvvisa. Per il Cassella (Cassella, P., 1907), gli animali mostravano tarsi calzati, zampe lunghe, testa grossa, e scarsissime penne e piume. Il gallo specie se capponato avrebbe raggiunto pesi di tutto rilievo (anche 5 Kg). le femmine deponevano uova molto grosse. Mazzon teorizzò una parentela con la veneta Grota. Il nome Crottone potrebbe derivare, come sempre il mazzon fa notare, dalla corruzione del termine latino "aegrotus", che vuol dire malato, in riferimento all'aspetto spoglio e miserevole dato a questi animali dal loro rado piumaggio.
Oggi come oggi è impossibile affermare quanto tali doti fossero da considerarsi caratteri di razza o se piuttosto non si trattasse di individui isolati. In ogni caso, tanto la Crottone piacentina che quella trevisana risultavano virtualmente estinte nel 1934. Di esse non ci è rimasta alcuna immagine o illustrazione.


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Mazzon, I. (1934). Pollicoltura padovana. Storia monografia delle razze padovane. Tipografia Antoniana - Padova. Vai al documento

Cassella, P. (1907). Polli ed uova. Pierro Editore, Napoli.Parte del documento qui.

FOGGIANA CUCULA

Razza locale di polli a piumaggio sparviero, dimensioni medie, orecchioni bianchi e tarsi  grigi. Simile ad una locale selezione dell'Italiana Autoctona, ma diversamente da questa non aveva pelle gialla ma bianca. Emerse nei concorsi di deposizione tra gli anni '20 e gli anni '30 del secolo scorso. Attualmente da considerarsi estinta.

 FONTI BIBLIOGRAFICHE 

Mazzon, I. (1937). Galline Italiane, in “la Rivista degli allevatori", Vol. V, n° 7. Vai al documento.

SICILIANA

Gallina di razza Siciliana.

Razza selezionata in Sicilia a partire dall'incrocio tra polli locali e polli provenienti dal Nord Africa, forse già  a partire dall'epoca Romana. Gli animali si presentano con orecchioni rossi marezzati di bianco, livrea collo oro, perniciata, nera, bianca, blu. La cresta è a coppa, le uova a guscio bianco. un tempo era nota in letteratura la sola colorazione collo oro con le sue diverse varianti. Attualmente la razza gode di un certo numero di appassionati allevatori ed è comunque ancora frequente nei pollai rurali in quanto ottimamente adattata al clima siciliano. 

 FONTI BIBLIOGRAFICHE 

Mazzon, I. (1937). Galline Italiane, in “la Rivista degli allevatori", Vol. V, n° 7. Vai al documento.

MILLEFIORI PIEMONTESE

Gallina di Millefiori Piemontese. Foto per cortesia di Giuseppe Prandi.

La Millefiori Piemontese era una razza locale diffusa nell'area di Cuneo e più precisamente nella zona compresa tra Busca, Villafalletto, Tarantasca. I pollivendoli locali, fino a circa gli anni '60 del secolo scorso, erano soliti ritirare dalle cascine del posto il pollame autoctono per venderlo nei mercati di paese. Questi animali erano caratterizzati da livrea nera picchiettata bianca, simile a quella dell'Ancona, anche se talvolta erano presenti tracce rosse nel piumaggio. Si trattava di una gallina dalle forme piuttosto grosse e un po' tozze, pur ricordando nel complesso il pollo mediterraneo omeosomo. Gli orecchioni erano rossi o rossi con marezzature biancastre. La pelle era gialla, il becco giallo sfumato di corno. La cresta, meno sviluppata che in altre razze piemontesi, era semplice e a volte reclinata su un lato nelle femmine in deposizione. le galline potevano raggiungere il peso di 2,3-3 kg, i maschi pesi più elevati. Erano animali nella forma simili, probabilmente, alla Bionda di Cuneo.
La razza è andata via via estinguendosi a causa degli incroci incontrollati e con l'abbandono della vita rurale da parte di molte famiglie. Sebbene sporadicamente segnalata fino agli anni '90, ad oggi purtroppo la razza risulta scomparsa. Esisterebbe però un progetto di recupero da parte di allevatori locali.

SITI DI RIFERIMENTO

BOFFA

Gallo di Boffa.

Le prime notizie a riguardo di questa razza ci arrivano dalla seconda metà del XIX secolo. Si tratta di una razza  derivante dall'incrocio tra polli ciuffati e barbuti con polli comuni. Non è possibile stabilire con certezza le origini di questi polli, ma si può immaginare che tra le razze progenitrici ci fossero la Polverara e/o la Padovana Gran Ciuffo. L'antica Boffa era dotata di ciuffo posteriore, barba e favoriti; in seguito la selezione ha portato alla scomparsa del ciuffo. Il termine boffa indica in dialetto padovano proprio la barba.
Inizialmente citata nella "Guida del pollicultore" di Italo Mazzon, venne in seguito allevata anche dal pollaio provinciale di Padova, venne dal Prof. Ghigi portata anche all'esposizione londinese al Crystal Palace nel 1932. Alla fine degli anni '30 però il dott. Squadroni riorganizzando l'assetto del Pollaio Provinciale di Padova decise di escludere questa razza così come anche la Padovana Pesante. La Boffa venne poi a sparire progressivamente dalle campagne con l'avvento degli ibridi commerciali. Considerata estinta per decenni, recentemente ne è stato rintracciato un gruppo presso un erede di emigranti in Umbria, e ne è attualmente in corso il recupero.

SITI DI RIFERIMENTO





FONTI BIBLIOGRAFICHE

Mazzon, I. (1932). Pollicoltura padovana. Società Cooperativa Tipografica - Padova.  Vai al documento.

Mazzon, I. (1934). Pollicoltura padovana. Storia monografia delle razze padovane. Tipografia Antoniana - Padova. Vai al documento.

Squadroni, G. (1937). "La Gallina Padovana", in Avicoltura. Vai al documento.



ALTRE FONTI STORICHE

CUCCA, CAPPAROLA, VARA, CENERE

Ceppo di polli del veronese con caratteristiche simili all'antica Cucca. Allevatore Stefano Gallo.

Gallina di razza semipesante diffusa nelle campagne venete, a mantello sparviero, tarsi gialli e orecchioni bianchi. Attualmente considerata estinta, esistono ancora nel padovano, vicentino e veronese ceppi locali di galline con tipologia abbastanza simile. Recentemente sono stati venduti col nome di Padovana cuca esemplari ascrivibili alla razza Italiener tedesca, che differisce per forma, portamento e altre caratteristiche dall'antica Cucca delle nostre campagne.

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Mazzon, I. (1932). Pollicoltura padovana. Società Cooperativa Tipografica - Padova.  Vai al documento.

Mazzon, I. (1934). Pollicoltura padovana. Storia monografia delle razze padovane. Tipografia Antoniana - Padova. Vai al documento.

ALTRE FONTI STORICHE

Foto di polli padovani di inizio '900 a Corte Rinaldi (Roncajette, Padova)

GIGANTE PADOVANA

Gigante Padovana, ricostituzione ad opera di Mario Venturi

La Gigante Padovana venne ottenuta dal medico Luigi Mazzon di Villafranca Padovana (PD) e dalla moglie Emilia Busetto, verso il 1850, a partire dall'incrocio di un gallo di Cocincina con una femmina di Polverara. La selezione procedette per ben 25 anni. Ne "Le razze della gallina domestica", il Pascal riporta peraltro che nell'incrocio iniziale venne coinvolta anche una gallina di razza Padovana Comune (tipo Megiarola, simile quindi alla Livorno). Non è chiaro quale delle due versioni sia più vicina alla verità, ma probabilmente la seconda spiegherebbe meglio le caratteristiche più avanti prese dalla razza.
La Gigante venne presentata nel 1880 alla mostra di Padova, e da qui iniziò ad esser presente in numerose mostre italiane e straniere. La razza vide una costante evoluzione, dai primi esemplari più simile ai polli eterosomi e dotati di penne ai tarsi e ciuffo posteriore a quelli ritratti nelle foto degli anni '30 del secolo scorso, simili in tutto a polli di tipologia mediterranea di grandi dimensioni e privi di ciuffo. Inizialmente nota nella varietà nera, nel 1893 venne selezionata anche la varietà bianca e successivamente la "brizzolata" (nera picchiettata o marezzata di bianco).
La razza raggiungeva anche i 5 Kg (nei galli) e aveva medie di deposizione di circa 150 uova l'anno. Nonostante avesse avuto un certo seguito, la Gigante finì con lo sparire dopo gli anni '30 del XX secolo. Il Pollaio Provinciale di Padova decise di non occuparsi della sua selezione, preferendole la Padovana Pesante, altra razza padovana di grande taglia e dalle caratteristiche tipiche del polli mediterranei, con la quale peraltro la Gigante veniva (e viene ancora) da alcuni confusa. definitivamente estintasi, attualmente esiste un progetto di ricostituzione operato dal sig. Mario Venturi che mira a selezionare due tipologie di Gigante Padovana, una più vicina agli animali degli anni '80 del XIX secolo (tarsi piumati e ciuffo posteriore) e l'altra simile invece ai capi ancora presenti negli anni '30 del secolo scorso.


SITI DI RIFERIMENTO

Sito di Mario Venturi dedicato al progetto di ricostituzione della Gigante Padovana


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Mazzon, I. (1932). Pollicoltura padovana. Società Cooperativa Tipografica - Padova.  Vai al documento.

Mazzon, I. (1934). Pollicoltura padovana. Storia monografia delle razze padovane. Tipografia Antoniana - Padova. Vai al documento

Mazzon, I. (1937). "Razza Padovana Gigante" in La Rivista degli Allevatori, Vol. V, n. 3. Parte del documento qui.

Monti, A. L. (1893). "La Gigante Padovana bianca" in Guida del Pollicultore, Vol. V, n. 6. Vai al documento.

Squadroni, G. (1937). "La Gallina Padovana", in Avicoltura. Vai al documento.

Trevisani, G. (1896). Pollicoltura, III Edizione. Hoepli, Milano. l'anno.



ALTRE FONTI STORICHE

CUCULA DI CATANZARO

Pollame sparviero allevato nel Pollaio Provinciale di Catanzaro, 1933. 


Di questi polli a colorazione sparviero, dai tratti mediterranei, ci resta una foto di tre capi selezionati dal Pollaio Provinciale di Catanzaro nel 1933.
Gli animali dovevano avere affinità con le Cenerine della vicina Campania.
Attualmente pare che tale popolazione sia da considerarsi estinta.

GROSSA DI BOLOGNA

Gruppo di Grossa di Bologna (1931). Clicca per ingrandire. 

Razza selezionata a partire dal 1925 presso la stazione Sperimentale di Avicoltura di  Rovigo.a partire dall'incrocio di due galline di razza Livorno bianca con un gallo Cornish (Combattente Indiano) fagianato.
In F1 vennero ottenuti soggetti con orecchione biancastro, livrea bianca spesso imperfetta e cresta abbastanza simile a quella del Cornish. La costituzione fisica risultava intermedia tra quella delle due razze. Vennero tenuti come riproduttori un maschio bianco e tutte le femmine nate. 
in F2 si ottennero un totale di 55 capi adulti, in cui si evidenziarono esemplari con livree bianche, fagianate, dorate, nere, sparviero. Vennero scelti come riproduttori un maschio non molto grosso ma simile a un Livorno e due femmine simili alla Livorno ma di taglia molto superiore, dalla livrea bianca e sparviero.
in F3 vennero ottenuti 22 soggetti adulti, di cui vennero destinati alla riproduzione un maschio bianco simile al pollo italiano ma di taglia superiore (3,5 Kg) e sei femmine di tipologia anch'essa mediterranea. si ottenne una F4 di 24 capi di tipo omeosomo, in cui i colori più rappresentati erano il cuculo, il nero e il bianco, e proprio in base a queste tre livree vennero costituiti tre gruppi di riproduttori i quali oltre a risultare puri per la colorazione si rivelarono anche piuttosto uniformi nella deposizione e nella resa in carne: i galli pesavano in media 3,1 Kg, con punte di 3,4 Kg, mentre le femmine pesavano in media 2,5 Kg, con massime di 3,1 Kg. Gli animali mostrarono peraltro un accrescimento molto rapido con pesi medi a tre mesi di 1,037 Kg e a quattro di 2,121 Kg. 
La deposizione media si attestava sulle 160 uova l'anno, con punte superiori alle 200 uova, ma a causa probabilmente del ristretto numero di riproduttori iniziali, nonostante la selezione effettuata nelle prime generazioni la fetazione andò diminuendo sempre più. Al termine della seconda guerra mondiale la razza era da considerarsi completamente perduta. 

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Righi, M. (1931). "La nuova razza Grossa di Bologna", in Rivista di Avicultura, vol. I n° 3.

Documentazione fotografica sulla Grossa di Bologna da "Rivista di Avicultura" del 1931.

POLVERARA

Polverara femmina. Foto e allevatore Andrea Mangoni.


Antica razza Veneta derivante probabilmente dall'incrocio di polli ciuffati provenienti dall'Europa dell'Est con polli comuni del contado padovano. Il suo nome prende origine dal paese di Polverara, a pochi Km da Padova, in cui essa è stata selezionata. Nota fino alla seconda metà del XIX secolo come Gallina Padovana,  più volte sull'orlo dell'estinzione, questa razza è ora numericamente al sicuro ma purtroppo è difficile trovare esemplari che possiedano tutte le caratteristiche di razza.

SITI DI RIFERIMENTO


FONTI BIBLIOGRAFICHE


Mazzon, I. (1932). Pollicoltura padovana. Società Cooperativa Tipografica - Padova.  Vai al documento.

Mazzon, I. (1934). Pollicoltura padovana. Storia monografia delle razze padovane. Tipografia Antoniana - Padova. Vai al documento.

Pochini, L. (1905). Avicoltura pratica. Giovanni Fratini, Firenze. Vai alla pagina del download.

Pochini, L. (1922). Polli, incubatrici, cani. Catalogo generale. Tip. Fattori e Puggelli, Firenze. Vai alla pagina del download.

 DAL BLOG

Le Polverara nere di Fortuny e Salmaso, da "Rivista di Avicultura" del 1932

La Polverara bianca nella rivista "L'acclimatation", 1906

 



MILANINO

Coppia di polli di razza Milanino. Foto da Trevisani (1929), Pollicoltura. Clicca per ingrandire.

La Milanino era una razza sintetica selezionata dal rag. Isidoro Bianchi verso la metà verso il 1923, ottenuta incrociando un esemplare di Valdarno bianco dai tarsi verdi, da lui ritenuto assai pregiato, con la razza Orpington bianca. Dall'iniziale gruppo di riproduttori si ottennero animali a cresta sviluppata, orecchioni bianchi, livrea candida e tarsi rosei. Il gallo raggiungeva i 3,5 Kg; era caratterizzato da una straordinaria ampiezza del torace. La gallina si distingueva per la buona fetazione, l'istinto alla cova e per il peso compreso tra i 2,5 e i 3 Kg.
La razza era apprezzata anche per la carne, assai più fine e saporita di quella della Valdarno, per la rusticità e per la capacità di adattarsi tanto a spazi rinchiusi quanto a climi freddi.
Diffusa - come dice il nome - nei dintorni di Milano e in varie zone della Lombardia, la razza era ancora presente nel 1945 ma non diffusa al di fuori della regione. Purtroppo, come molte altre razze, anch'essa non sopravvisse all'avvento dei moderni ibridi commerciali.
Attualmente esiste un progetto per la ricostituzione della razza Milanino presso il Centro Zootecnico Sperimentale del Polo Universitario di Lodi. 

SITI DI RIFERIMENTO

Progetto di ricostituzione della razza Milanino.


FONTI BIBLIOGRAFICHE

Cortese, M. (1945). Pollicoltura familiare e industriale. Hoepli, Milano.

Faelli, F. (1923). Animali da cortile. Hoepli, Milano.

Trevisani, G. (1929). Pollicoltura, XIII Edizione. Hoepli, Milano.

ARGENTATA DI ROVIGO

Sulle origini di questa razza esistono due versioni contrastanti. Secondo la prima, nel 1928 presso la Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo venne studiato dal prof. Ghigi un incrocio tale da offrire buoni doti di deposizione e nel contempo buona produzione di carne. Si scelse perciò di incrociare Livorno argentata con Dorking della medesima colorazione, inserendo successivamente sangue di Sussex ermellinata. lo scopo era quello di produrre polli dalla pelle bianca e tarsi rosei, a colorazione argentata e buone doti di fetazione. Secondo altri testi invece l'incrocio iniziale sarebbe stato Dorking x Sussex, e solo successivamente sarebbe stata inserita la Livorno. In ogni caso furono proprio queste tre razze a formare la base genetica su cui venne selezionata l'Argentata di Rovigo, che venne anche portata all'esposizione Mondiale del 1930 a Londra  assieme alla Grossa di Bologna. La razza presentava colorazione argentata, orecchioni rossi marezzati di bianco, cresta semplice ben sviluppata che si ripiegava di lato nella gallina, pelle biancastra e tarsi roseo-giallastri. A causa della loro colorazione, le femmine di questa razza si prestavano ad essere unite a maschi di razza Rhode Island per produrre pulcini autosessabili. L'Argentata aveva carattere piuttosto nervoso, e deposizione piuttosto discontinua. Dopo le dimissioni di Ghigi dalla direzione dell'Istituto, i problemi di consanguineità e l'associata perdita di produttività e fertilità spinse l'Istituto stesso ad abbandonarne l'allevamento. La razza venne abbandonata anche dal Centro Avicolo di Bologna, che aveva affiancato la Stazione Sperimentale nella sua selezione. Negli anni '50 la razza scomparve, soppiantata dagli ibridi commerciali. Attualmente la razza risulta estinta sul territorio nazionale, anche se recentemente si sono fatti tentativi per spacciare capi di Livorno collo argento con difetti all'orecchione per Argentata di Rovigo.


FONTI BIBLIOGRAFICHE

AA.VV. (1954). Giornate avicole varesine. Nuovi orientamenti della pollicoltura in Italia. Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

AA.VV. (1955). Rivista di Zootecnia - Vol. 28.

Ghigi, A. (1939). Per l'Avicoltura Italiana. Zanichelli.

Ghigi, A. (1968). Trattato di avicoltura. UTET - Torino.